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Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/154

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ausonia


Con Psiche ai cieli, o figlio;
ma qua tu resta meco,
ché antico e grande è dell’Ausonia il fato.
85Me sull’idèo naviglio
per mare immenso e bieco
chiese un fuggiasco, e a lui Giove m’ha dato.
Ma tu che fai, da Niso
degenere, in tua terra,
90uom semispento in non canuta chioma?
Giacque Pallante ucciso,
mori Cammilla in guerra,
e fu morte gentil vita di Roma.
Benedetto chi passa
95coll’asta il suo tiranno,
o muor pugnando e lassa
di sé ne’vivi la memoria e il danno!
Odi il lion, che rugge
a’ miei piedi e t’addestra al suo ruggito.
100Non m’è dal grembo uscito
chi non per me nel tristo erebo fugge.

il tempo


La mia danza dell’Ore
in bruna vesta o bianca
lieta in parte è per tutti e mesta in parte.
105Mal fa chi il primo fiore
strugge degli anni e manca
senza lampo di gloria o segno d’arte.
Mal fa chi s’addormenta
sulla foglietta verde:
110s’io la do, la ritoglio ai neghittosi.