Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/156

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Prometeo


Dalla plebe de’ numi
disceso è cotestui.
Dormente pellegrin, premi il cordoglio.
145Torta ha la bocca e i lumi;
tutto è deforme in lui,
vile irrisor d’ogni domato orgoglio.
Ma guarda alla mia corda
qui sull’infame pietra,
150e vedi lo sparvier che di me pasce.
Ti leva, e ti ricorda
che i fulmini dall’etra
saetta Giove su chi ferreo nasce.
Però non ti sorrida
155giacer su questo letto;
ed anco in cima all’ida
non ti paia stupendo il mio dispetto.
Solo un mortai funesto
potea fare il gran furto, ed io lo fei.
160Tu, cogli ardiri miei,
non rincrescere a Giove e tenta il resto.

mnemosine


Figlio, me pure ascolta,
me, che nei dolci inganni
dell’etá prima ogni dolor rimeno.
165Quanti soavi in vòlta
fantasmi di quegli anni
potrò mostrarti, onde il mio regno è pieno
li tuo borgo selvaggio
non obliar, fanciullo,
170né l’atrio casalingo e V’esta e il foco.