Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/207

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LI

DEA

La Speranza è materna, anco a chi scende
l’arco degli anni; e facile trastulla,
coi dolci spettri dell’etá fanciulla,
l’ospite lasso che i congedi attende.
La Speranza è materna, e su lui pende,
l’inno cantando della rosea culla;
e, se il premon le fredde ombre del nulla,
sacri fochi odorosi intorno accende.
Vengon gli amici dai canuti crini;
ferve la mensa; e balzano piú puri
Fiacco e Petronio dagli nmbrosii vini.
L’ore van lievi; e la Speranza intanto,
fra questa compagnia di morituri,
ilare intuona della vita il canto.

LII

QUIES

Sotto un’elce posar, tristo né lieto
del mio destino; e non contar gl’istanti;
e i profumi spirar del ginepreto;
e le rosee seguir nuvole erranti;
e a la giovili velata Isi il segreto
non dimandar de’suoi divini incanti;
e in quel sonno dell’alma inconsueto
non aver che il Silenzio a me davanti;
e tentar di saper ciò ch’egli sia
nella terra e nel cielo: antica è questa
vaghezza e sogno della mente mia.
Ma nulla io seppi dell’arcana cosa,
nulla. E a me nel mio sogno altro non resta
che l’odor dei ginepri e un ciel di rosa.