Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/348

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Sui vecchi libri della saggezza
50reclina il capo, se pur ti piace;
ma la mia spola giá non si spezza,
ma il mio telaio franto non è.
Di false glorie, di falsa pace,
di sogni falsi crescon le trame,
55sin che dei morti verso il reame
tu devi un giorno venir con me.
Sarò quel giorno biancovestita
con rose al capo, siccome a festa;
e, nel condurti fuor della vita,
60l’ultimo canto ti canterò.
Qui sul mio seno porrai la testa;
e, circonfusi d’un’aura blanda,
traverseremo la trista landa
che Giove ai morti predestinò.
65Figli di Grecia, figli di Roma,
figli d’Italia tu lá vedrai
con quella verde foglia alla chioma,
che fu il piú bello de’ tuoi sospir.
Ma, poiché l’ora tu non la sai,
70segui, fanciullo, segui il tuo canto:
pettine e spola suonano intanto,
perché il travaglio si dee compir. —
Qui chiuse l’inno la bella Parca,
e fuor coi mirti parlan le rose.
75pel freddo Olimpo la luna varca,
riso dei monti, gloria del mar;
e della selva, fra l’ombre ascose,
mentre le ninfe danzano il coro,
la spola e il grande pettine d’oro
80nella mia stanza segue a suonar