Pagina:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu/39

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115pe’ greci suoi; per Siracusa il forte
Ielón di Gela.
Eccelse membra: altèro
capo chiomato; portamento insigne:
vasto senno; gran cor; muscolo invitto;
uom strano al vario parteggiar; prescelto
120dalla plebe e da’ grandi alla difesa
del penate natio; caldo la mente
d’un divino pensier che gli lampeggia
nelle veglie e ne’sogni: ei tuttoquanto
appar nell’armi, e un semidio somiglia.
125 Splendidi nel dolor toglie i congedi
dalla pia Demareta, all’onor sommo
de’suoi talami assunta; arde su l’ara
i bianchi tauri; c nelle fonde righe
di fanti e catafratti, a rincorarle,
130lancia il destrier famoso.
A lui da lato
Terón cavalca, il giovine tiranno
della bella Girgenti.
All’improvviso
baglior degli elmi, alle ondeggianti piume,
al sonar de’cavalli, a quell’immenso
135pelago d’aste, sopra cui si spandono
i purpurei stendardi all’aure in preda,
moto orrendo di campo, il conturbato
punico, che stringea di tormentose
macchine Imèra, fa levar quel tetro
140apparecchio d’assalti e di ruine,
salva lasciando la cittá pugnace,
mal pretesto alla guerra. E la gran torma
de’ suoi trecentomila afri alle ripe
e ai vasti piani addensa, ordina e sparte,
145lochi ed opre assegnando; e lor veleggia
parallela di fianco e minacciosa
l’armata selva delle gran triremi.