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PRATO 37

crezia Buti, forse il primo, quello stesso che è ricordato dal Vasari. La tavola, ad ogni modo, proviene dal convento di S. Margherita. E bene fu notato dal Supino che in questo quadro la sola figura di questa Santa non ci fa pensare a Fra Diamante, come le altre specialmente per la esecuzione.

Il gradino invece con la Strage, l’Adorazione dei Magi e la Circoncisione, è di una mirabile conservazione. Non si sa a qual tavola appartenga; ma che possa dirsi di Filippo basta il confronto fra la scena centrale del Circonciso e la tavola conservata nella chiesa dello Spirito Santo, per quanto anche quivi la collaborazione è evidente. La scena è di una sobrietà e di una larghezza che esclude la maniera del Pesellino: e la riproduzione fotografica dà l’illusione che sia di un quadro molto grande, tanto vi è giusta e felice la proporzione e l’armonia delle parti.

Altre attribuzioni della Galleria a Paolo Uccello e, peggio, ad Andrea del Castagno possono persuaderci non pienamente: ma l’ancona di Giovanni da Milano, dello scolaro di Taddeo Gaddi, merita un’attenzione particolare. È certamente il capolavoro di questo pittore misconosciuto, e di cui molto incerte sono le altre opere: ha la firma e la data 1365. Per un Gaddesco, le piccole storie della predella ci sorprendono. Si noti la decollazione di S. Caterina, per lo slancio del manigoldo, per la pietà della verginella: la forza drammatica di questa piccola composizione supera di gran lunga la maniera facile di Spinello Aretino che pure trattò lo stesso