Pagina:Prato e suoi dintorni.djvu/56

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dei palazzi degli Allotti, degli Aniadori, de’ Banchelli, de’ Bocchineri, de’ Cambini, de’ Convenevoli, de’ Dagomari, dei Ferracani, de’ Giusitaldi, de’ Goggi, de’ Guizzelmi, de’ Latini, de’ Lioni, de’ Magini, dei Manassei, dei Del Milanese, de’ Modesti degli Orlandi, de’ Peorondini, do’ Pratenesi, de’ Pugliesi, dei Rinaldeschi, de’ Ringhiadori, de’ Toncioni, de’ Talbucci, de’ Torelli, de’ Vieri, de’ Villani e di tante altre che ebbero parte cospicua nelle vicende dell’illustre e potente terra...

Ma quando i cittadini pratesi, almeno quelli che possono e che sentono, vorranno intraprendere questa opera salutare di detersione e purificazione? Se l’esempio venisse prontamente dai migliori, non tarderebbe ad essere largamente ed efficacemente seguito, e il guadagno artistico della città sarebbe notevolissimo. Firenze si compiacerebbe degnamente della sua figlia vicina.

Non ostante le molte favolose dicerie di antichi scrittori locali, Prato non ha un’origine anteriore al 1000, e la sua popolazione fu certamente costituita da una colonia agricola longobarda. Da tale epoca in poi appartenne sempre alla giurisdizione feudale dei conti Alberti, i quali lo tennero fino circa il 1180, signoreggiando il borgo ed il Contado annessi. Ma anche durante la feudale tutela albertesca, il paese ebbe agio di sviluppare la sua vita politica, e se l’assedio del 1107, sostenuto dal castello contro la contessa Matilde e i Fiorentini che lo distrussero, è da intendersi rivolto più contro gli Alberti, signori del luogo, che contro ai Pratesi stessi, altri fatti come l’assedio di Carmignano del 1154 e la successiva guerra contro Pistoia durata parecchie diecine d’anni e originata da discordie di carattere complesso (religioso, politico ed economico) dimostrano la maturità del comune che ebbe con-