Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/112

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voglia farsi beffe della perfidia e della petulanza de’ Cerberi, che non sono pochi a questo mondo. Tirarli fuori de’ loro nascondigli, metterli alla luce del sole, e là gridar loro: ora che sei in pieno lume, abbaia cane!

Anche costoro di che vi parlo hanno tre gole, non tanto perchè una non fosse bastante a mandar fuori la voce occorrente per farsi udire, quanto per poter adoperare ora l’una, ora l’altra, secondo il bisogno, e articolare diversi suoni. Tre bocche necessarie a dir male? Una è soverchia. Quando trattasi di ascoltare mormorazioni e censure le orecchie si moltiplicano maravigliosamente, anche i sordi intendono a perfezione. Sono dunque i nostri Cerberi provveduti di tre gole, come diceva, per potere all’uopo mutar linguaggio, e rispondere tuttavia a chi gli rimproverasse: questa mia bocca ha detto sempre la cosa stessa. E rispondono il vero, perchè quando dissero tutt’altra cosa il fecero con l’altra bocca.

L’Allighieri che conosceva benissimo la natura di tali Cerberi dalle tre gole, ci aggiunse del suo una pennellata maestra, dicendo che non tengono mai membro fermo. Così è, quando sono ridotti a mal partito ti scappano; credi averli afferrati; ma e’ sguizzano peggio che anguille e ti lasciano il pugno pieno di vento. Sicchè, tra per le tre bocche, e pel loro discorso sempre equivoco e sibillino, non t’è possibile mai di confonderli come meritano.