Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/230

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e aver veduto questa e quest’altra cosa, perchè si faccia di lui quel capitale che non si merita. Ma chi è pieno del proprio suggetto, e della eccellenza dell’arte che maneggia, detesta siffatte buffonerie e si giova di quello che gli viene spontaneo alle mani: perché il bello è diffuso per tutta la natura; tutto sta a saperlo ritrarre. Questa sventura accade talvolta anche a persone che scrivono di buonissima fede. Molti si credono, come prima si sentono da certi menomi affetti commossi, chiamati all’alta poesia, e pigliano per impeto d’ispirazione quello che è al più al più abbondanza di sentimento. Querelatevi da voi soli, querelatevi coll’amico, tra le pareti della vostra casa, assai più indulgenti dei giornalisti. Non imbrattate le carte con le poesie, non chiamate l’ozioso popolo ad ascoltarvi. Voi vi credete di parlare alla posterità, e appena vi ascoltano quattro magri cervelli del vostro tempo; lungi dal riempiere il mondo del vostro nome, sarete appena noti all’angusto vicolo della città che vi alberga. Ma, come si è detto, da molti si piglia per ispirazione ogni ancorchè menomo commovimento dell’animo. Non cesserò di ripetere: il commoversi è da tutti; tutti presto o tardi si allegrano, si rattristano; ma chi è fra moltissimi l’ispirato? Credo però sia omai tempo ch’io mi riduca entro più stretti confini, e di questa poesia biblica, per la quale ho spese, quasi in via di preparazione, tante parole, favelli un po’ di proposito.