Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/306

Da Wikisource.
298

quie ove il piede dell’uomo non potesse mai giungere a calpestarle, il vento spargevami i capelli di lei sulla faccia, e il mio cuore trasaliva, e ad ogni poco sembravami di dover mancare. Ma gli anni del mio rimorso sono numerati all’enormità del mio fallo, e però non hanno mai fine! Ed ella si giace sulla vetta del monte verso oriente; e il sole nascendo fa scintillare co’ primi suoi raggi le cime dei platani che circondano la sua fossa. Io mi arresto a qualche distanza, ed ascolto la cicogna che innalza il suo mattutino lamento da’ fessi di una rupe poco indi lontana. O fosse lo spirito di lei che durasse per confortarmi!... Ma per me non vi ha più conforti, nè manco del tremolare de’ platani e del canto della cicogna sull’alba!

Io non benedirò alla tua capanna e ai tuoi figli e alla donna dell’amor tuo, perchè tutto che pronunzia il mio labbro è bestemmia; ma poichè fosti sì cortese al vagabondo, poichè gli offristi i riposi della tua capanna, e il latte delle tue greggi, abbiti questo ricordo: quantunque ramingo e mendico e perseguitato a morte dai tuoi più cari, la donna del tuo amore alleggerirà le tue pene. Che se tu sei felice, oh! tienla allora più che mai stretta al tuo seno, perchè non ti sfugga, e tutta la tua felicità se ne vada in dileguo con essa. Mentre tu esulterai di tal bene e i tuoi figli ti faranno corona, come i grappoli rosseggianti alternati sopra un medesimo tralcio, i miei passi continueranno a misurare la