Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/323

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molto vagamente intrecciati e una consolazione di odori da togliere ogni memoria di affanno passato. Mentr’egli se ne stava a godersi quel doppio diletto della vista e dell’odorato, ecco farsegli innanzi una donna cui non dubitò fosse la Fata in persona, all’aria di padrona che in essa appariva. «Dacchè sei qui entrato, e non punto ti lasciasti atterrire dalle dicerie degli stolti; voglio che tu goda di questo mio orto a tuo piacere; e sebbene me non vedrai, sappi essere io disposta a venirne a te ogni volta che crederai abbisognare di mia presenza. Intanto, ad avere ciò che desideri, non altro ti toccherà fare fuorchè scuotere alcun poco il ramo di questa pianta (e glielo mostrò) e vedrai adempirsi il tuo volere.» Ciò detto disparve.

Al giovanotto parvero soverchie quelle parole, poichè tanto era desso inebbriato da que’ profumi, e l’occhio suo riposavasi con tanto diletto sopra quella variata moltitudine di colori, che avrebbe pensato prima poterne morire che dirsene sazio. Ma non andò guari che un forte languore lo prese allo stomaco, il quale facendosegli ad ogni ora più grave, quella vista tanto grata e quegli odori soavissimi, anzichè piacergli, gli vennero a noia. «E non vi avrà, diceva da sè, un solo fra tanti alberi un solo che dia frutto? Oh questa è pure verità di tormento!» In questo gli vennero a mente le parole della Fata, e tirò a sè il ramo con qualche impazienza. Ed ecco gli alberi tutti, da coperti di fiori ch’essi