Pagina:Prose e poesie (Carrer).djvu/61

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Ippomene fu altro che passaggero. E già vedevasi sorgere a non troppa distanza la meta; di che accortosi il giovine, si lascia cadere il terzo pomo, e come l’altra si ferma, al solito, per acchiapparlo, ed egli darsela a gambe più che non aveva fatto per lo innanzi, e cacciarsele oltre per modo, che non essendo omai lo spazio che poco, non fu possibile ad Atalanta, come le altre volte aveva fatto, di ripigliare il vantaggio.

Domanderà adesso taluno, che cosa ne volete conchiudere da questo racconto? La potenza dell’oro essere molto grande, anco negli animi femminili? Questa osservazione, non del tutto falsa, non vogliamo usurparla agli scrittori di satire e di commedie, ai quali appartiene di tutta ragione. Che altro dunque è il costrutto che si vuole cavare da questa mitologica novelletta? Eccolo assai pianamente. Chi ha un proponimento inviscerato nell’animo non deve apporvi condizione alcuna, altrimenti potrà assai di leggieri esserne svolto, e contraddire a sè stesso pensando di fare il proprio dovere. Mi sia conceduto distendermi con qualche parola, non la essendo cosa che balzi agli occhi nettamente affatto, e potendovi la malignità altrui fabbricar sopra di molti commenti, non troppo favorevoli allo scrittore.

Prima di tutto quando diciamo proponimento, intendiamo, o sottintendiamo, se piace meglio, di cosa bene assai esaminata dapprima, e per sè medesima rilevante. Di cosa intendiamo cui si