Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/17

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predicante; tocchiamo cose lutto affattoo domestiche, e ricorrenti pressochè ad ogni passo.

Dire, per esempio, di un tale: posso ingannarmi, ma ne ho opinione come d’un tristo, è frase trita e ripetuta a ogni poco. Chi la pronunzia, in forza di quell’eccettuazione posso ingannarmi, crede aver posta al sicuro la propria coscienza; e sì pure dicendo: ne ho opinione, anzichè dire egli è tale, presume che l’umana moderazione e carità non possano andare più oltre. Primieramente: che è questo reputare ribaldo il vostro fratello, quando non ne abbiale le prove più palpabili e più lampanti? E quando pure potesse esserci conceduto nella perplessità del giudizio gettarci senza più alla condanna, crediamo che tutti quelli ai quali vengono proferite simili frasi abbiano fallo quel tanto d’indagini che si domanda a renderle almeno tollerabili? Passiamo ad altro, per togliere se ci vicn fallo la stucchevole monotonia al nostro dire. Molti vi sono a’ quali, per parlare di cose che punto non conoscono, basta poter premettere: questa è la mia opinione. Ma per avere una anzichè altra opinione, anche sopra materia ove l’averne sia senza offesa alla convenienza, credete non occorrano cognizioni? Se il cieco dicesse: io ho opinione che tal quadro privilegii per bellezza di colorilo sopra lai altro, non sarebbe ragionevole rispondergli: che opinione potete aver voi di tali cose? Statevene a della degli altri, tanto e non più vi è concesso. Oh sono pur troppi