Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/226

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te a battere una via nuova dia loro il doppio di quello dovrebbe, ossia oltre al suscitar in essi piacevoli commozioni faccia tacere le antiche; di qui spesso succede che l’animo e la penna degli scrittori rimangano addietro per tema di apparire insoliti e stravaganti; e quel tanto che n’esce prenda a salvacondotto la vernice, e in molti casi potrebbe dirsi la muffa, dell’età trapassate. Volete che gli uomini si rivelino nelle loro più schiette sembianze, e li chiamate increanti se non fanno uso del belletto a rifiorire il pallore cagionato dal riverbero delle lumiere ardenti nelle sale che il gran mondo tiene aperte per chi voglia ballare al suono della sua musica? Oh questa è pure contraddizione!

Voglio un poco arrestarmi a quest’arte dello scrivere. Tra i favoriti della fortuna, chi è che adoperi il proprio ingegno nella maniera più confacente alla tempera propria? Sono di qua che gli verranno i guadagni? O la fama gli sarà così piena e sollecita, che possa ridersi del guadaguo? Quante volte non s’è veduto chi aveva ricevuto l’invito da natura a comporre poemi dovere affaccendarsi in qualche scrittura legale? Quelle note di musica, che non sono altro fuorche goccie d’inchiostro portate da carta a carta, giacchè chi le scrisse non altro fece salvo copiare, non rapirono il tempo di più gravi occupazioni a una mente intenta a meditare sui diritti originarii dell’uomo, e sulla guisa miglio-