Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/236

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conceduto venire alla vita come ad un lieto ballo; e l’antiveggenza del futuro, ingombro sempre di tema e di dubbietà, non tanto deve esser propria dell’uomo ch’esse ancora le donne non abbiano a prendervi qualche parte. Mentre si studiano a diradare colla soavità e gentilezza dei modi la tetra nube che infosca la fronte a quelli che hanno a compagni d’esilio, e a riflettere nell’anime loro intorbidate alcun poco della propria serenità, devono esse pure rimanere impressionate, e, quasi dissi, offuscate in qualche parte da quei tetri vapori che valsero ad allontanare. Il riso sgangherato, non che essere inutile, è oltraggioso al dolore. Era necessario un avvertimento siffatto per ciò specialmente che potevasi da taluno confondere la serietà, secondo il nostro avviso non propria del sesso gentile, colla vereconda tranquillità e col riserbo, che n’è il più bello e desiderabile ornamento. Sono in verità grandemente da deplorare coloro che non sanno discernere la serena calma del vero pudore, dalI affettata rigidezza onde s’arma come di una siepe spinosa il pudore mentito. Non è nelle ciglia sempre aggrottate, nelle bocche sempre raccol te, nelle braccia sempre incollate alle ascelle, che ripari il pudore come in suo proprio nido; v’è una invereconda modestia, e una impudica selvatichezza, non altrimenti che una onorata franchezza, e una disinvolta innocenza.

Non sarebbe inoltre giustizia che si traessero