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Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/314

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della grazia ha il sentimento dell’eleganza, di cui la grazia potrebbe chiamarsi il compimento. Una graziosa signora non sarà mai inchegantemente abbigliata. Qui s’intende di quella eleganza generale, che non dipende dalle accidentalità dei tempi o delle opinioni, e nel giudicare della quale concorrono tutti i gusti.

Ma chi giudicherà della grazia, chi dell’eleganza? Di questa il gusto, di quella il sentimento. Questo ancora deriva da quanto abbiamo premesso. Il gusto è deputato a giudicare di ciò in cui entra l’arte; a giudicare di qualità naturali non è bisogno di gusto, e basta il sentimento proprio di tutti gli uomini. Si domanderà forse, onde avvenga che anche nel giudicar della grazia accade di ritrovare una qualche discrepanza di opinioni. Al che rispondiamo che molte volte grazia ed eleganza sono in tal modo inviscerate una nell’altra, da non potersi ragionevolmente distinguere a quale di loro la diversità de’ giudizii si riferisca. Molte volte ancora crediamo spontanea voce del sentimento ciò ch’è conseguenza di alcuni principii ai quali abbiamo conformato il nostro gusto.

La grazia diminuisce o rende tollerabile un’ imperfezione, l’eleganza può invece renderla più spiacevole e farla maggiormente apparire. Un difetto confessato con grazia può ottenere facilmente perdono; il dipingerlo con eleganza lo rende forse più schifoso, e la manifestazione diventa