Pagina:Prose e poesie (Carrer) III.djvu/38

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terie indifferenti, e cammina tarda e fredda, mentre l’animo domanderebbe una espansione, e una confidenza maggiore. Io sono solito in questi casi di badare più al tenor della voce, al gesto e ad altri simili indizii che accompagnano il discorso, che al discorso stesso; e molte volte all’incontro quando altri, che mi ha veduto appena una volta, sa dirmi a puntino ogni cosa da me fatta e detta in quell’occasione, anzichè il mio amor proprio se ne compiaccia soverchiamente, vo fra me e me medesimo ripetendo: buona memoria! Oh quanto mi piacciono certe sospensioni, come di persona cui sembra rimanga alcuna cosa da dire, certi lunghi silenzii, certi indugi, a così dire sopra un piede solo, quando l’altro è già alzato per mettersi in via! Poca memoria, il concedo, ma desiderabile in quelli che sono, o diventar debbono nostri amici, più assai della buona memoria detta di sopra.

Finora s’è detto del ricordarsi, e dell’arti suggerite a rendere più compiuta una tal facoltà: converrebbe dire anche qualche cosa del dimenticarsi. Non so che sia stata scritta nessuna opera a questo fine. Eppure quanto difficile ad essere insegnata, tanto utile ad essere appresa sarebbe l’arte del dimenticarsi! Di questa utilità verrebbe a parte, non che la letteratura, la morale. A perdonare un’offesa non più occorrerebbe che questo; e in quelli ancora che sanno perdonarla in onta del ricordarsene, la dimenticanza farebbe sorgere