124 Trasson le spade, e dettonsi ben mille
Colpi in sull’arme, e fér mirabil prove,
E non si vide mai se non faville,
Che volavan talvolta insino a Giove;
Ma la battaglia è fra ’l Troiano e Achille,
Chè l’uno e l’altro d’arcion non si muove:
Sicchè laudar si potea questo e quello,
Chè molto è pareggiato il lor duello.
125 Intanto tutto il campo s’abbaruffa;
Comincia d’ogni parte la battaglia:
E bisognò che lasciassi la zuffa,
Chè già tutta la gente si travaglia:
Orlando allor fra le squadre si tuffa
De’ Saracini, e chi frappa e chi taglia;
Tanto ch’ognun gli volgeva le chiappe,
Però che il cul gli facea lappe lappe.
126 Già era Antea nella battaglia entrata,
Lasciato Orlando, e trovato Ulivieri,
Ed avea seco la mischia appiccata;
Ma sempre non si cade del destrieri:
E benchè l’arme sua abbi incantata,
Si spiccò dalla zuffa volentieri;
E riscontrossi con Gan di Maganza,
Che fece il tristo e ’l cagnaccio all’usanza
127 E lasciossi cader come un ribaldo;
Guarda se sa ancor far la bagattella,
O se questa è ben serpe di ceraldo;
Ma presto fu riposto in su la sella:
Gualtieri da Mulion, Avolio, Arnaldo,
Angiolin tra’ Pagani ognun martella,
Avino, Ottone e ’l signor di Brettagna,
Ognun nel sangue volentier si bagna.
128 E chi arebbe creduto che 'l vecchione
Carlo tener non si potessi in posa?
Credo che da Dio fussi spirazione:
La bella spada chiamata Gioiosa
Tanti ne fèsse il dì sopra l’arcione,
Che la terra si fece sanguinosa:
E da quel giorno poi lo imperatore
Questa spada mai più non trasse fore.