Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/192

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eugenio anieghin 151

di nuovo con essa. Tutti stupiscono. Lenschi stesso non può credere ai propri occhi.

I musicanti suonano la masurca. Anticamente quando echeggiava quell’aria, tutto oscillava nelle vaste sale; le invetriate si sconnettevano; il tavolato si spaccava sotto i tacchi dei danzatori. Adesso non è più così; noi calchiamo con tanta leggerezza quanto le signore l’impiantito spalmato di lacca. Ma nelle piccole città e nei villaggi la masurca conserva tuttora la sua bellezza, i suoi antichi onori: cioè li slanci, le capriole, i tacchi lunghi, i baffi e il resto. La imperiosa moda non ci ha cambiato nulla; la moda! malattia epidemica dei nuovi Russi.

Buianoff mio cugino riconduce presso Eugenio, Taziana ed Olga. Anieghin danza con Olga, le parla all’orecchio, le stringe la mano. Le di lei guance arrossano di vanità. Lenschi ha veduto tutto; monta in sulle furie, è fuor di sè e aspetta, con un fremito di gelosia, la fine della masurca. Allora invita Olga al cotillon.... Ma essa ricusa.... Ricusa! E perchè? È già impegnata con Eugenio. Come! Essa sarebbe capace!... No, non è possibile. Appena escita dalle fasce sarebbe una coquette! Già conoscerebbe i raggiri della civetteria e saprebbe mentire e spergiurare! Lenschi non può sopportare un colpo si improvviso. Maledicendo la scaltrezza delle donne, domanda un cavallo e parte. Due pistole, due palle scioglieranno il problema.