Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/206

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eugenio anieghin 165

Gettiamo un colpo d’occhio indietro. Addio, asilo ove i miei dì fuggirono inavveduti in mezzo alle passioni, alla indolenza, alle astrazioni d’un ingegno riflessivo. E tu, giovine ispirazione, avviva la mia fantasia, disperdine il torpore, accedi più sovente al mio ritiro; refocilla l’anima mia; non permettere che si ghiacci, che s’induri e finalmente si impetrisca nel letargo d’una società morta! Fuga da me lungi gli egoisti orgogliosi, gli stolti carchi d’oro, gli astuti, i pusillanimi, i matti, i drudi e i favoriti della fortuna; gli scellerati ridicoli e seccanti, i giudici parziali e cavillatori, le civette bacchettone, gli schiavi volontari, i tradimenti eleganti del gran mondo, le sentenze spietate della vanità impudente; la trista fiumana delle censure e delle ciarle, in cui ci attuffiamo e anneghiamo insieme, o cari amici!