Pagina:Puskin - Racconti poetici, 1856.djvu/283

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242 pultava.

cia della terra; e con essi sparve ogni vestigio delle loro sanguinose lotte, delle loro depredazioni, delle loro conquiste. Tu solo, vincitore di Pultava, erigesti un monumento durevole al tuo nome, nell’impero del settentrione, da te creato e incivilito. In quella parte ove una lunga fila di molini alati circonda i bastioni diroccati di Bender, là dove gli armenti mugghianti vagano tranquillamente intorno alle tombe degli eroi, vedonsi gli avanzi sparsi d’un tugurio; tre gradini del quale, mezzo sepolti nel suolo e ammantati di musco, serbano la memoria del re Carlo. Solo coi suoi servitori palatini, quel temerario guerriero sostenne fra quelle mura l’impeto dei battaglioni turchi, e arrese la spada come Mazeppa la clava. Ma si cercherebbe invano nelle vicinanze il sepolcro dell’etmanno. Non resta traccia di lui. Solamente, una volta l’anno, l’eco della antica cattedrale ripete quel nome maledetto.

Le due vittime innocenti di Mazeppa giacciono sotto la stessa lapida. La chiesa ha collocato le loro ossa fra quelle dei credenti e dei giusti. Tuttora vivono in Dicagne le alte querce piantate in loro onore dagli amici piangenti.

In quanto a Maria.... La tradizione non parla di essa. Un velo impenetrabile copre i suoi patimenti, le sue sventure, la sua fine. Ma di quando in quando un cantore ceco dell’Ucrania, modulando davanti alli abitanti d’un villaggio li inni composti da Mazeppa, cita per incidenza ai giovani cosacchi il nome della colpevole e infelice Maria.


fine.