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il conte nulin. 25

qualche amico attardato, qualche compagno della nostra gioventù.... Forse sarà dessa?... Dio mio!... s’accosta, s’accosta.... Il cuore ci balza in petto. Il rumore s’appressa sempre più... ma ohimè! già s’indebolisce, si dilegua e svanisce dietro il monte.

Natalia Pavlovna vola al balcone. Quella musica la rallegra; guarda e scorge una calescia che corre accanto al mulino al di là del fiume.... ora passa il ponte.... vien da lei senza dubbio.... no.... svolta a sinistra. — Natalía la segue cogli occhi, e quasi piange dal dolore. Ma di subito.... oh che fortuna! Nello scender la china, la calescia ribalta.

“Filippo, Basilio! Ehi di casa! Presto! è ribaltata una calescia! Conducetela qua, e invitate a pranzo il viaggiatore.... ma sarà vivo?... andate a domandarne.... presto, presto!”

Il servitore parte. Natalía Pavlovna accomoda in fretta i suoi ricci, si getta uno scialle in dosso, tira le cortine, spinge una sedia, e aspetta: quanto le converrà aspettare? Finalmente arrivano; arrivano finalmente. Impillaccherato dalla melletta della strada, tristo e mezzo sciancato, s’avanza l’equipaggio. Segue il signore zoppicando. Il cameriere francese non si sgomenta; va ripetendo: allons! courage! Salgono sul verone; entrano nel vestibolo. Mentre il cameriere Picard brontola, e si adira; mentre il signore introdotto a porte spalancate in una stanza separata, s’occupa della sua toelette; domanderete forse chi è costui? Egli è il conte Nulin che torna dall’estero, ove dissipò in pazzie e in mode tutte le sue rendite future. Ora, onusto di fracchi, di gilè, di cappelli, di ventagli, di mantelli,