Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/16

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sendo rimasta estranea al movimento per la conquista della indipendenza e della libertà, non potevano essi apprezzare quanto valgano tali grandi beni, nè assieme a questi avere acquistato animo e virtù quali occorrono ad un popolo per meritarli e farli strumento ad elevarsi a maggiori destini.

Mai, comunque, mio padre rimpianse, come tanti, quanto avea fatto per il Paese, nè mai dubitò che l’Italia si sarebbe fatta un giorno degna della sua passata grandezza. In questa, come nelle grandi virtù della inclita nostra razza, ch’Egli riteneva sopite ma hon spente nel profondo della coscienza degli Italiani, trovava alimento tale sua salda fede. E non meno Egli fermamente credeva che, in questi luminosi giorni per l’Italia, con amore si sarebbe nel Paese ricordato il suo nome e l’opera sua d’italiano e d’artista.

Con tale fede nel cuore Egli chiuse gli occhi. Coraggiosa e serena, come la sua vita, fu la sua morte. Le sofferenze del male sopportò senza lamento; e nelle tregue tornava ad una inconturbata serenità. Poco prima di smarrir la coscienza, e già avea perduta la parola, tuttor ridenti ed affettuosi volgeva gli occhi su quanti gli eravamo intorno, e scherzevole agitava le dita. La morte sua, così, se ci fu estremamente dolorosa, nulla ebbe di angoscioso e di straziante; e nemmen di drammatico. Fu semplice e quieta conclusione della vita, calmo e dolce tramonto di lunga e bella giornata.


I giorni migliori per l’Italia, nei quali vostro nonno Nino avea incrollabile fede, figliuoli miei, sono giunti, son questi, pieni di fattivo ardore e di splendenti promesse, che noi viviamo.


Perchè più intera ai contemporanei ed ai venturi apparisca la bella figura di italiano e di artista che fu mio padre, io pub-