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Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/179

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me dal Santo Padre la benedizione in articulo mortis, questi me la mandò volentieri dicendo:

— Giacchè quel matto si fa curare da un omeopatico, mandiamogli la nostra benedizione!...

Io ebbi salva la vita. E di questo assai si avvantaggiò l’amico dottor Ladelci che, divenuto medico alla moda, assai allargando in breve la sua clientela, molto guadagnava. Ed io, celiando, gli diceva che era stata la mia malattia a fruttargli di potersene andare in carrozza.

XXII.

ANCORA ALL'ARICCIA.

ARTISTI EROI


Giorgio Mason, il quale proseguiva con commovente amore i suoi geniali studi dal vero, era spesso con me alla Locanda Martorelli all’Ariccia.

In quegli anni cominciò a frequentare quasi annualmente Roma certo Carterwright, giovine inglese nobile e ricco, che poi divenne, ed è tuttora, costante amico dell’Italia e mio. Un anno questi prese in fitto la villa Sforza Cesarini a Genzano, andò ad abitarla con la giovane sposa e vi invitò Giorgio Mason che egli aveva di fresco conosciuto. Mason stette qualche tempo in quella specie di paradiso; stando io all’Ariccia di frequente ci vedevamo accompagnandoci, al solito, per lavorar dal vero.

Da Villa Sforza Cesarini i novelli amici assieme partirono per un giro nelle prossime regioni; il quale fu come la prima importante «campagna artistica» di quello squisitissimo pittore che fu Giorgio Mason.