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Pagina:Quel che vidi e quel che intesi.djvu/235

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ed a lungo amava, pure, Corot di trattenersi meco a parlare di pittura; ed io assai godeva nel sentirlo esprimere i suoi principî. Egli mi ammoniva di non essere, dipingendo, troppo sincero. E mi aggiungeva:

— Bisogna esagerare i valori; nel vero due cose non sono mai esattamente uguali. Quando ne vedo due simili, dico che il buon Dio si è sbagliato, e ad una delle due aggiungo io qualcosa.

Un altro dei consigli di Corot che io ricordo, era:

«Quando voi dipingete alberi, fateli in modo che gli uccelli vi possan svolazzar dentro e farvi i loro nidi».


Tutto il favore di tali ottimi artisti per i miei lavori, mi confermava ch’io in arte mi ero messo su di una buona strada; ed assai coraggio mi infuse di perseverarvi, di continuare nella lotta intrapresa nel mio paese per il rinnovamento dell’Arte Italiana.

Oltre che Corot, in quei mesi della mia permanenza a Parigi, assai amichevole io ebbi il pittore Troyon, il quale avea avuto la gloria di essere tra i primi di quei pittori i quali, tra il 1832 ed il 1838, si ribellarono alla fredda e convenzionale arte ch’era sopravvissuta al Primo Impero, riconducendo l’Arte Francese a nuova e gloriosa vita. 1 suoi studi di animali e di paese rimarranno degno monumento di questo nobile artista.

Egli allegramente mi intratteneva sulla miseria che avea dovuto attraversare in questa tenace lotta di tanti anni — cui già ho di sopra accennato — poichè fino alla età di quarantaquattro anni non era riuscìto a fare accogliere nemmeno un solo dei suoi quadri a tutte le esposizioni.

Dècamps fu altro degli artisti francesi che più allora mi si mostrassero amici. Egli era un forte pittore di paesaggi orientali e di quadri così detti «di genere», che eseguiva con maniera originale e larga. Egli meco si doleva che ormai doveasi considerare realmente finita l’epoca delle pitture di cavalletto; per questa ragione egli molto avrebbe voluto darsi a grandi