Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 229 — |
degli uomini degli altri partiti nazionali, e niente sofferto, quando si trattò di riacquistare a quella la propria Capitale, pretesero esclusa ogni iniziativa ed ogni partecipazione di uomini di altri partiti.
Il Governo non soltanto ricusava ogni intesa, ma si adoprava con ogni suo potere ad impedire che altri, a proprio rischio e pericolo, tentasse la minima cosa. Giunse perfino ad impedire a noi emigrati Romani di varcare i confini dello Stato Pontificio, stabilendo la più stretta e rigorosa sorveglianza alle stazioni di confine della ferrovia e lungo tutta la linea di frontiera. Ai prefetti, poi, di Caserta e di Sassari venne ingiunto che badassero bene che Mazzini non fuggisse da Gaeta e che Garibaldi non lasciasse Caprera.
Malgrado tutta la sorveglianza stabilita alla frontiera dal Governo, che avea fatto presidiare le strade da forti posti di Gendarmi e di truppa e stendere fitti cordoni lungo tutta la linea, pochi amici ed io, tutti romani, nei primi giorni di Agosto riuscimmo a sconfinare ed addentrarci nella Campagna Romana. E quivi stemmo quasi due mesi, adoprandoci in ripetuti quanto vani tentativi per entrar in Roma. La Campagna era cosparsa di posti di Gendarmi e di soldati pontifici; notte e giorno grosse pattuglie di fanti e di cavalleria la percorrevano in ogni senso.
Qualche tentativo venne da noi fatto di passar per il Tevere, ma anche questo era guardato severamente. E, bisogna pur dire, che noi eravamo prudentissimi, volevamo riuscire a colpo sicuro, ad ogni costo evitando di cader prigionieri. Riuscivamo a corrispondere con qualche amico di Roma; ma, nella città, dopo Mentana più non vi era rimasta alcuna organizzazione nostra. Vi agiva soltanto, o, meglio non vi agiva affatto, malgrado il lauto sussidio del Governo di Firenze, il famoso «Comitato Nazionale Romano» creatura prediletta della «Consorteria» e fatto a sua immagine e somiglianza.
Per sette settimane, nel cuore dell’estate, i miei compagni ed io, poco più di mezza dozzina, quando separati quando