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— Chi ha morti?

Nel vicino convento francescano il morbo mietè molte vittime; e quei miserandi cadaveri di frati eran presi per le spalle e per i piedi da due becchini che dondolandoli li gettavan di colpo sul carrettone. Di notte si sentivan pure, da Santa Sabina, i colpi di fucile con i quali si giustiziavano quelli che aveano spogliato i morti o ne aveano abusato.

Nella mia famiglia morì una vecchia domestica, che la serviva da quarant’anni e che, allora, tiranneggiava noi piccini.

III.

NEL COLLEGIO DI MONTEFIASCONE.

LE VACANZE IN FAMIGLIA.


Di dodici anni venni mandato nel collegio convitto di Montefiascone. Il paese era bello, con veduta del Lago di Bolsena e le sue due isole, del mare lontano e della pianura che si estende fino a Viterbo. Aria sopraffina, appetito indomabile. Poco mangiare; niente altro che carne in umido, che chiamavan «guazzarone» e pesce del lago. Si vestiva alla Watteau. Non era permesso di andar in città, cosa che a me piaceva assai; perchè passeggiando in campagna godeva la vista dei monti e perchè si andava dai contadini a far merende innaffiate col «moscatellone» che è un gradino sotto al celebre «Est, Est, Est,» col quale andò allegramente nella sepoltura di San Flaviano l’abate tedesco cercator del miglior vino. Al quale il devoto servitore pose il famoso epitaffio:

Est, est, est et propter nimium vinum dominus meus mortus est.

Noi seguivamo la tradizione della ricerca del vin buono e,