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guiti nella tua scandalosa spensieratezza, nel tuo mal costume io ti farò bastonare. Ma se tu ti porti bene, appena giunti a Roma, io ti farò nominare vescovo in partibus.

Padre Spola capì il latino e si portò bene. E vedrete come io, nel ’49, superassi le mie promesse.

Così, di trionfo in trionfo, di chiesa in chiesa, arrivammo fino a Roma.

Quando nei vari paesi attraversati, i preti non volevano che il feretro entrasse in chiesa, allora noi, che portavamo tavole per far montare al carro ie gradinate, si entrava lo stesso nella chiesa, tra gli applausi del popolo che ce ne spalancava le porte, con quattro cavalli, che scuotevano le sonagliere, mentre i postiglioni schioccavano le lor fruste.

In Ancona, essendo la maggior chiesa molto in alto, il popolo staccò i cavalli e, nolenti i preti, spinse a braccia il carro lassù fin dentro il duomo.

X.

RITORNO A ROMA ED ALL'ARTE.


Arrivati a Roma solennemente depositammo il feretro del nostro eroe nella chiesa del Gesù perchè centrale ed eminentemente gesuitica.

Il funerale fu qui grandioso.

Vi accadde un incidente fra noi legionari ed i generali. Questi avrebbero preteso di figurarvi al posto d’onore ai lati del catafalco. Noi dicemmo che avrebber potuto starci, ma assieme a noi stessi che tenevamo il posto che avevamo avuto in combattimento accanto al nostro comandante; e con ciò fu affare finito.