Pagina:Questioni Pompeiane.djvu/105

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(LIII, 16, Reimar. cf. Mon. Ancyr. C. I. col VI, lin. 17. segg. ). E qui il ch. collega Minervino sottentra opportunamente a dimostrare con altro esempio essere la victima maior appunto quella, che gli Augustali sacrificavano ad Augusto (Bull. Nap. III, 103,); laonde altro non rimane che di riconoscere quivi un sacrificio fatto ad Augusto, e per conseguenza un’ara sacra al culto di lui. In un edifizio d’indole già molto apertamente sacra, se io trovo una iscrizione, un donario, comincio a studiarmi di rilevare quindi, se è possibile, l’antica destinazione del santuario: ma quando vi trovo l’ara alla quale si fa il sacrifizio, e sopra di essa scolpiti gli emblemi che mi pongono davanti Augusto, non ho affatto più luogo di dubitare, che esso non sia un Augusteum, ossia una cappella consecrata al genio maggiore che adulassero i pazzi pagani coi loro incensi, e colle loro vittime. Sarebbe qui pregio della scoperta di dichiarare la condizione del sacerdote, che offre l’incenso, e poi abbrucerà le carni del toro al divo Augusto: è egli il Flamen Augusti, o il Sacerdos Augusti, o più veramente l’Edile incaricato dei voti publici per la salute dell’Imperatore? Credo sia invece scolpita la cerimonia della consecrazione, e che il sacrifizio vi è operato dal Pontifex. Ne prendo argomento dal lituo augurale, che è scolpito sul lato sinistro col mantele, e l’acerra thuris; il quale strumento era essenziale alla cerimonia della scelta e della determinazione di un luogo, ove avesse ad erigersi un santuario pagano. A tal superstizione riferisco i fuor di squadra nella po-