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tere la metà più grandi delle quattro linee seguenti. Alla POTEST • i noto, che i T si elevano sulle altre lettere, che l’I non si vede affatto sulla pietra, ove appena si scorge il principio della linea trasversale soprapposta e l’apice della lettera sottoposta, dal quale non si può in modo veruno argomentare se la linea che manca era verticale od obliqua. Dopo il CAP del frammento seguente non v’è spazio liscio, ma invece l’intero avanzo di linea dritta verticale della lettera seguente. Il P della lin. 4 manca dell’asta sua verticale. Nell’ultimo frammento l’I dopo SOC è un chiaro L un pò logoro nell’asta orizzontale, nè SOC è scritto, ma SOG. Lascio alcune minuzie, che occorrerebbe notare, ed avverto, che la iscrizione non ha cornice affatto, come ha disegnato il Mommsen, e che un altro frammento di questa medesima inscrizione ha egli trascritto senza avvedersene, collocandolo fra i marmi Originis incertae, a num. 16, AV IB. PO; altri tre poi ha trascurato affatto. Tra questi sono i due che egli cava dalle relazioni manoscritte, e che debbono rettificarsi secondo la lezione, che ne do qui; ma il terzo ed ultimo avanzo dei dieci frammenti di tutta la iscrizione, che ci sono rimasti, e non è stato notato neanche dal giornale degli scavi, contiene i resti del cVM Suis. Questa narrazioncina, che io ho dovuto stendere così a minuto pel bisogno che ve ne era di giustificare i miei supplementi ha anche l’utilità di far sempre meglio intendere quanto si è ancora lungi dall’avere una esatta trascrizione delle nostre lapidi1.
- ↑ A tanti argomenti, di che riboccano i nostri fogli, veramente