Pagina:Raccolta di rime antiche toscane - Volume primo.djvu/53

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     E non dire: i’ non posso.
Non abbi ’n ciò vilezza,
     Ma lieta gagliardezza:
E se tu prendi posta,
     Paja, che non ii costa:
Non dicer villania,
     Nè mal motto, che sia.
Ancor, chi s’abbandona
     Per astio di persona,
O per sua vanagloria
     Esce da la memoria,
A spender malamente,
     Non m’aggrada neente.
E molto m’è rubello
     Chi dispende ’n bordello,
E va perdendo ’l giorno
     In femine d’intorno.
Ma chi di suo buon core
     Amasse per amore
Una donna valente,
     Se tal’or largamente
Dispendesse, o donasse,
     Non sì, che folleasse,
Ben lo sì puote fare:
     Ma nol voglio approvare.
E tengo a grande scherna
     Che dispende ’n taverna;
E chi in ghiottornìa
     Si gitta, e ’n beverìa:
Et è peggio, ch’uom morto,
     E ’l suo distrugge a torto.
Et ho visto persone,
     Che a comperar cappone,
Perdice, o grosso pesce,