Pagina:Racconti sardi.djvu/102

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coraggiosamente, da buona cristiana, ed io la piansi come una figliuola.

«Come essa aveva predetto Rosannedda, dopo molti anni, si maritò ed ebbe una figlia che vive tutt’ora, ed è una bella ragazza anch’essa che voi senza dubbio conoscete.

«Io conservai il testamento di donna Maria Croce, religiosamente, e mai mi venne il pensiero di accertarmi sulla verità di ciò che essa mi aveva confidato. Ora lo consegno a voi, secondo l’ordine suo, e voi farete altrettanto se, Dio nol voglia, non arriverete a conoscere l’erede.»

— Ciò detto, — continuò il vecchio pievano — il mio venerato precessore mi consegnò la carta che tu vedi quì, o Bellia.

Poco dopo esso morì, ed io, a mia volta, custodî per ben settanta anni questo prezioso segreto che nessuno conosce.

Sempre secondo la predizione di Donna Maria Croce, anche io vidi la bella figlia di Rosannedda maritarsi e procreare una numerosa famiglia. Il maggior figlio giunto il suo turno, si ammogliò, e suo figlio sei tu, Bellia, o Giovanni Maria, che infatti hai uno dei nomi di Donna Maria Croce. Ecco giunto il tempo. Io ti consegno il testamento e tu, senza l’aiuto di nessuno, puoi benissimo metterlo in esecuzione!... —

— Io credo che sia troppo tardi! — esclamò Bellia, che durante il racconto aveva riflesso tutti i colori dell’arcobaleno, morsicandosi più di