Pagina:Racconti sardi.djvu/135

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— Ah, erano quei due signori? Ci vengono molto spesso?

— Così! Delle volte spesso e delle volte poco. Cosa te ne importa?

Jorgj pensò di accompagnare la piccina al ruscello per saper qualche cosa su quei signori che già lo ingelosivano e lo indispettivano, perchè a causa loro non aveva veduto Nania, quella sera. Passando vicino al ciglione indicò le pecore ad Arrosa dicendole:

— Lo vuoi un agnellino, un agnellino bianco come dente di cane?

Arrosa credette la pigliasse in giro e per vendicarsi ripetè la battorina della tiligherta, cantandola tutta in un miscuglio di nuorese, di campidanese e di ozierese, — ma Jorgj le ripetè così seriamente la proposta che riuscì poi ad aver molti particolari sui due signori.

L’impresario era nuorese e l’ingegnere, quello con la barba bionda, continentale.

Quest’ultimo Arrosa lo conosceva da molto, da molto tempo. Ogni volta che veniva alla cantoniera regalava del bel danaro a Nania, che parte lo dava al babbo, e parte se lo nascondeva entro un sacchettino, sotto i materassi: e a lei, ad Arrosa, non dava mai nulla, mai.... Perciò non lo poteva vedere.

— Come si chiama? — chiese Jorgj, facendo una smorfia significantissima.

— Signor Guglielmo.........