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Jorgi lo rispettava come cosa sacra, servendo l’acqua per la cantoniera.

A momenti lo spirito del giovine pastore veniva conquisto dalla tenerezza delle ricordanze, — e allora pensava di allontanarsi, chiedendosi se tutto non era stato un cattivo sogno — ma la sensazione della realtà lo riprendeva tosto e non si muoveva.

Ma gli aspettanti non passavano più, e ogni minuto gli pareva un secolo, giacchè poteva passar gente e scoprirlo, e nella paura temeva anche di sbagliare il tiro.



Eccoli finalmente! Il sole stava per spuntare sull’estremità lucente del bosco, allorchè Jorgi scorse i loro cavalli e sentì la voce aborrita del suo rivale. Traverso i cespugli intricati del suo nascondiglio, con gli occhi acuti di falco spalancati e avidi, fissò l’ingegnere, per esaminarlo meglio che non l’avesse fatto la notte prima, e un sorriso amaro gli contrasse le labbra sottili e belle, rese bianche e aggrinzate dalla disperazione di quella lunga notte infernale.

Ah, quel signore era bello e gentile. Cosa contava lui, Jorgi Preda, la Tiligherta, col suo volto nero e i suoi stracci, cosa contava in paragone di quel signore bianco e biondo, così ben vestito ed elegante? Nania sottile e vezzosa come