Pagina:Racconti sardi.djvu/153

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rossi di broccato del suo corsetto un pò lacero sanguinano nella penombra del bosco. Nel caldo asfissiante del meriggio, nel costume consunto e misero, stuona meravigliosamente la carnagione della fanciulla, di una bianchezza fenomenale, tanto più che sotto il fazzoletto giallo si vedono dei capelli nerissimi, e sotto le palpebre stanche due occhi di un nero cenerognolo foschi e impenetrabili. — Chi e? — Impossibile saperlo: ella non fa il minimo movimento nel languore spossato del caldo, e forse sogna, forse dorme, bianca e silente come la cantoniera vicina, sotto il bagliore ardente della meriggiana.

III.

Il sole tramonta: dal villaggio in festa giunge un rumore confuso, vago e lontano, sino alla stanzetta tranquilla della casa del contadino.

La finestra è aperta sul poggiuolo di mattoni crudi su cui tremola alla brezza del tramonto una povera pianticella di basilico, che pare sorrida anch’essa, benchè sola e dimenticata, fra la letizia dei casolari neri e del cielo d’oro. Oh, i luminosi orizzonti! — La vallata verde circonda il villaggio, e la vegetazione in fiore olezza e risplende fra la nebbia ignea del sole al declino.

Dal piccolo poggiuolo di mattoni crudi si domina una viuzza strettissima e altre casette piccine, annerite dal tempo, i tetti muschiosi, via