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occhi cuprei dal bianco azzurrino e l’iride piena di un languore profondo, splende un raggio pensoso che è tutta una rivelazione: forse il piccolo pastore è già poeta e nell’interno della sua mente vergine e selvaggia come le montagne rocciose su cui scorrono i suoi giorni deserti, gusta più che qual siasi artista colto e fine la poesia ineffabile, piena di voluttà sovrumane e spirituali; del silenzio azzurro dell’alta notte plenilunare.