Pagina:Racconti sardi.djvu/17

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Scendere?... Scendere all’oscuro, a piedi nudi, con quella notte, scendere da letto, sola?.. Ci voleva proprio un gran coraggio, e Gabina, che tremava forte di freddo e di paura, esitò a lungo. Ma rimanere a letto senza la mamma non le conveniva! Il vento urlava ognor più fragoroso; fra poco sarebbe penetrato nella camera e avrebbe divorato la testa a Gabina... Dunque giù!

Scese e mandò un urlo. Il suo piedino aveva incontrato qualcosa di duro, di freddo, di deforme che certo non era il suolo di tavole levigate dal tempo...

Un rospo, un vampiro forse?

— Mamma mia... mamma mia!.. — gridò la piccina a squarciagola, cercando invano risalire sul letto; ma alla fine, visto che il vampiro non si muoveva e che la mamma continuava a non rispondere, si chinò e s’assicurò che quella era una scarpa vecchia uscita per caso da sotto il letto.

Un sorriso le sfiorò le labbra e quella prima avventura le infuse molto coraggio, sicchè, risoluta di non temer più nulla pei piedini, si avanzò appoggiandosi alla sponda del letto. Ma laggiù, non trovò punto la sedia con le sue vesti; cominciò a stizzirsi e a imprecare; perchè dovete sapere che non era un modello di educazione, e nominava con disinvoltura tutti i diavoli dell’inferno, come li udiva dal nonno, e dagli zii e un po’ anche dalla mamma.