Pagina:Racconti sardi.djvu/23

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del tuo vile procedere, la tua morte sarà orribile! Difenditi! Scusati, e con una fucilata tutto sarà finito. Se no, guai a te!..

— E sei tu che parli così?... — rispose Elias. — Tu donna, tu che mi dimostravi la bontà in persona? Tu?

— T’odio! Tu mi hai disonorato; tu ch’eri il mio fidanzato, la vita mia, mi hai tradita, mi hai perduta! Il dolore ha ucciso in me ogni sentimento umano: t’odio, e da dieci anni non sogno che la vendetta. E che cosa è, vigliacco, l’angoscia che tu provi stanotte in confronto di ciò che ho sofferto io? È odio, e son io che ho spronato i miei alla vendetta...

— Uccidetemi dunque!.. mormorò Elias — Ma pensate che v’ha una coscienza... un Dio...

— Ci aggiusteremo noi con la nostra coscienza e con Dio! esclamò Tanu, uno dei fratelli, con un sorriso crudele e feroce che lasciò vedere due fila di denti bianchissimi, forti, da belva, scintillanti al riflesso del fuoco.

— La coscienza e Dio!... — saltò su Simona come una vipera. — Ne hai tu avuto coscienza, hai pensato a Dio tu?...

Elias chinò il capo.

— In nome di nostra figlia... disse.

— Dunque sai che ho una figlia?.....

— Sì, lo so. Se tu vuoi io la legittimo. La piglierò meco e un giorno sarà ricca, perchè io lo son diventato e con l’altra non ho figli...