Pagina:Racconti sardi.djvu/25

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lina mia! È tutto il mio amore, la mia felicità! Ma ti ripeto di non più nominarla. Il suo ricordo, nonchè muovermi ad una pietà, impossibile in me dopo tutto ciò che è accaduto, accresce il mio odio, la mia sete di vendetta. E non vedo mai l’ora di saperti sotto terra affinchè, quando essa mi chiede di suo padre, io possa dirle, senza più arrossire: È morto!...

— Dunque è deciso! — gridò Elias. — Uccidetemi dunque! Vedete che son pronto! Saprò morire perchè non sono vile, come voi credete, perchè se errai non fu mia colpa, ma del caso e per volontà di Dio! Uccidetemi!..

— Uccidetemi!... — ripetè fuori il lugubre fischio del vento.

I cinque personaggi di questa tetra tragedia rusticana tacquero un momento. Una calma terribile segnava nei loro volti e il fuoco continuava a illuminare la scena con tinte sanguigne, e funebri chiaroscuri; una scena degna del fosco Caravaggio.

— Racconta dunque perchè mi hai tradito, senza scusa alcuna, dopo due anni di fervido amore! — Disse alla fine Simona, sempre fissa nella sua idea. — Se ti ricordi dovevamo sposarci subito perchè io ero madre. Tu partisti con un cavallo carico di castagne, di formaggio e di arnesi di legno che avresti venduto a Nuoro per comprarmi l’anello di sposa e i gioielli... Dovevi ritornare fra quattro o cinque giorni e mi la-