Pagina:Racconti sardi.djvu/29

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«A manca e a destra i picchi bianchi s’innalzavano perdendosi nel cielo color di cenere; dietro non scorgevo nulla attraverso la nebbia che scendeva lentamente dall’orizzonte e che presto mi avrebbe attorniato; davanti la china si stendeva sotto i miei piedi, piena di burroni e di precipizi. Non era certo questa la strada percorsa qualche ora prima, no, — e l’ovile non poteva comparire innanzi a me perchè m’ero smarrito! Oh, perchè non avevo proseguito verso Fonni? Forse non era poi tanto lontano dal sito dove avevo lasciato le bisaccie... forse... forse...

«Le forze mi venivano meno; dopo mezz’ora di faticoso e inutile cammino la nebbia mi raggiunse, acre, densa, nera, mi circondò, e proseguii la discesa, togliendomi l’ultimo barlume di luce. Ancora un passo e sarei caduto forse in qualche abisso: d’altronde m’era impossibile continuare perchè ora la neve mi giungeva al ginocchio e una volta affondati i piedi mi riusciva a stento trattenerli...

«Ero bagnato fino alle ossa; non vedevo più, e come gli occhi così mi si velò la mente! Caddi sulla neve e raccomandai la mia anima a Dio, pensando un’ultima volta a Simona!...


III.


Elias tacque un momento, quasi ancora oppresso dal ricordo di quella triste notte, forse