Pagina:Racconti sardi.djvu/78

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rosamente, mentre, nello stesso tempo, provavo una strana gioia pensando che potevo finalmente umiliarla. Umiliarla, oh, umiliarla!... Vedere finalmente chinare quegli occhi alteri e misteriosi, quella fronte fredda e ironica innanzi a me! Che vittoria!... E ritornato bambino senza per nulla ponderare la mia azione odiosa e leggera, lasciai la finestra, scesi e comparvi vicino a Gella, con la cera di un marito che coglie la moglie in fragrante, dicendole a voce bassissima, ma imperiosa: Che fai lì a quest’ora?...

Strappata bruscamente alle sue profonde fantasticherie, vidi Gella impallidire orribilmente e guardarmi spaventata, tremando da capo a piedi: tutte dimostrazioni aggravanti che accrebbero i miei sospetti. Ma in un lampo si rimise, ritornò rossa ed i suoi occhi scintillarono cupamente.

— Ciò che mi pare e piace! rispose con voce aspra, dandomi le spalle e appoggiandosi alla balaustrata. Era la prima volta che, dopo che era in casa nostra, la vedevo commuoversi in tal guisa. Per un effetto misterioso, la sua voce mi fece ritornare in me e arrossire della mia poca galanteria. Ma troppo altero per chiederle scusa, — ricordandomi intensamente il suo bizzarro procedere verso di me, — mi accontentai di mentire vilmente, come una donnicciuola, per giustificarmi!

— Bada, Gella, m’hanno detto, che amoreggi con Anni, il medico condotto, e che vi