Pagina:Racioppi - L'agiografia di San Laverio del 1162.djvu/12

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Saponara.'› Il quale fu capo della chiesa saponarese dal 1584 al 1604 in cui morì; ed ebbe parte precipua ai famosi litigi tra la sua chiesa e la curia di Marsico, dei quali ci occorrerà d’intrattenere il lettore in seguito.

Dei manoscritti di questa leggenda uno era, nel secolo XVII, presso il celebre erudito napoletano Bartolommeo Chioccarelli; ove ne prese nota Luca Olstenio e ne fece pro per istabilire, nelle sue giunte al Cluverio, il luogo, allora incerto, dell’antica Grumento.' Un altro era in potere di quell’Amato Danio, che, nato a Saponara nel 1619, fu ai suoi tempi tra i giureconsulti principi del fòro napoletano; e lui morto nel 1705, venne a mano del nipote di lui Carlo Damo, benemeritissimo uomo.’ Un terzo manoscritto è ricordato dal barone Antonini, storico della Lucania, come esistente presso l’avvocato Francesco Potenza di Tito. Egli lo dice ‹di antichissimo carattere;› e dal breve estratto che ne pubblica, è lecito inferire che il manoscritto di Tito fosse conforme al testo già stampato dall’Ughelli; ma dall’Antonini non avvertito.'

È probabile che tutti questi manoscritti derivassero da un primitivo codice della Saponara; ma questa antica fonte più non esiste.