Pagina:Racioppi - L'agiografia di San Laverio del 1162.djvu/41

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  Basterebbe egli forse? Io non credo.

  Lo scrittore saponarese del secolo XII mettendo la sede del preside in Acerenza, e per ciò stesso considerando questa città come metropoli della regione, dovè ingenuamente riferirsi, nel suo concetto, allo stato delle cose dei tempi suoi. Acerenza a quei tempi era la metropoli, non già civile, ma ecclesiastica di quella regione, che risponderà in grandissima parte all’antica Lucania, ma che il popolo non diceva più Lucania (perchè l’antico nome ne era caduto da secoli) o diceva invece, nel suo vivo linguaggio di tutti i giorni, Basilicata. Era dunque Acerenza, io dirò, la metropoli ecclesiastica; poiché dall’arcivescovo di Acerenza dipendevano, come suffraganei, tutti i vescovi (da uno o due in fuori) della vasta regione che resta in mezzo tra i fiumi Bradano e Sinno e l’arco orientale degli Appennini, da’ quali essi dilagano.

  Nella famosa bolla del lO66 che si dice data da papa Alessandro lI all’arcivescovo di Acerenza, Arnaldo, e gli delimita l’ampia circoscrizione della recente archidiocesi, sono suffraganee di Acerenza le città vescovili < di Venosa, di Montemilone, di Potenza, di Tricarico, di Montepeloso, di Gravina, di Matera e di Tursi, > e inoltre altre città, alcuna ora distrutta (o anche essa sede di vescovo, come la città di < Turri > nella bassa valle dei Sauro), altro non note alla storia come sedi episcopali, quali Tulba. Olbano ovvero Oggiano, Urìolo, San Quirico e Latiniano: disputate e disputabili per poca certezza di topografia o di episcopalità. Ancorché la bolla di Arnaldo, quanto alla troppo antica data che porta in fronte, non sia monumento sicuro, è però fuori dubbio ed è della seconda metà del secolo XI l’ampia comprensione della diocesi stessa.

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  1. Olim famosa, ampla et foeta populo, regionisque caput et propugnaculum Acheruntia fuit.... Ma donde questo? Dico pure: Post declìnationem Romani Iinperii sedes fuit Gothorum sub Praefecto Mona.... Ma (oltreché il nome di cotesto Goto si vuol leggere Morra) io debbo avvertire che non ci è testimonio di storia che licenzi l’Ughelli a queste affermazioni. PROCOPIO (Bello goth., lib. IV, c. 26), narrando che all’approdare della flotta romana a Crotone assediata dai Goti, questi levarono l’assedio, soggiunge che: eoque factum est, ut Ragnaris gothus, qui praesidio Tarentino preerat, ac Morrhas praefectus presidio Acheruntiae.... (Traduz. di CLAUDIO MALTRETO. Parisiis, 1662) vennero a patti di resa col capitano dei Romani residenti in Otranto. E l’essere a capo di un presidio (di 400 uomini, PROCOPIO, lib. III, 23) in Acerenza, è tutt’altra cosa che l’essere a capo di una provincia. — Le affermazioni adunque dell’Ughelli non hanno fondamento.