Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/230

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versi badare alla spesa di qualche migliaio di talleri per levarsi d’attorno un pretendente. In altra lettera il marchese chiedeva notizie al Bolognesi dell’“entità di que’ possessi, anche per poter giudicare se Raimondo abbia fatto buon acquisto, e resti ben impiegato il denaro che gli convien sborsare”: con che può essere che si accenni al pagamento dei debiti che gravavano l’eredità, di uno de’ quali troviamo chiedesse un Francesco Castiglioni di Modena di venir rimborsato. Agli imbarazzi cagionatigli da quella eredità allude Raimondo in una lettera, nella quale, di essa parlando, diceva che, “se bene mi potrà essere di emolumento nel tempo avvenire, mi è stata sin’ora d’incomodo per li contanti che mi bisogna spendere nell’estinzione dei debiti e nel contentamento del coerede”; al quale oggetto soggiungeva: “ho speso e preso a prestanza quel poco che ho potuto”. E vivente ancora la contessa, sappiamo che ad estinguere un debito, forse del defunto cugino, verso un Terrifel, mandasse egli d’Italia 1200 talleri, con una lettera sua scritta dal campo del Finale il 18 di settembre 1643. Non crediamo poi che fossero fatti questi debiti da Girolamo, ma che a lui venissero coll’eredità del fratello Ernesto.

Con una lettera del 3 di marzo 1644 veniva avvisato il duca di Modena dal Bolognesi della partenza di Raimondo per andare a prender possesso di Hohenegg, assumendo il titolo di signore di quel castello. Fu probabilmente affine di provare la nobiltà del suo casato, per poter succedere nel feudo, che fece egli compilare dal dottor Ricci, agente suo a Montecuccolo, l’albero della sua famiglia; il quale, per la via di Venezia, come si ha da una lettera del marchese Francesco, gli fu mandato a Vienna. I registri dell’archivio municipale di Modena ricordano poi come il tre di marzo di quell’anno Raimondo richiedesse un attestato della nobiltà della famiglia Montecuccoli. Ad Hohenegg andò nel giugno il Bolognesi stesso, “per ricreazione” com’ei dice, e per mancar di denari: non insolita cosa ai diplomatici estensi; ai quali non correvano sempre esatti gli stipendi; come accadeva talora a quelli di Spagna, per quanto andasser carichi d’oro i famosi galeoni, che non approdarono mai alle umili