Vai al contenuto

Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/249

Da Wikisource.


Nel campo di Galasso, poiché vi fu ritornato Raimondo, un raggio di speranza sembrò balenare un istante: con abili mosse, alle quali può ben credersi non fosse egli estraneo, era riescito agli imperiali ed ai danesi di chiudere nella Jutlandia gli svedesi in luoghi paludosi, intorno ai quali stavano essi in aspettazione che, ridotti a mal partito dalle infermità e dal difetto dei viveri, avessero a capitolare senza combattere. Di ciò così credevasi sicuro Galasso, che scrisse all’imperatore, tenere la volpe (cioè Torstensson) nella rete. Se non che gli svedesi, postisi all’opra per colmar con fascine uno stagno, lavorandovi lo stesso generale e sua moglie, e riesciti nell’impresa, per quel varco scamparono, e presero i quartieri nel Lauenburg, mentre pe’ disagi patiti da’ suoi e per diserzioni vedeva Galasso di dì in dì sminuirglisi l’esercito. Mancavagli il denaro altresì; ond’è ch’e’ proponesse all’imperatore, che pur esso trovavasi al verde, di procacciarsene, secondo narra il Siri, vendendo Gorizia ai Borghesi di Roma; ma ricusò quel popolo di ubbidire a feudatarii.

La perigliosa condizione in che, diviso dalle altre truppe imperiali, si trovava allora Galasso, non poteva sfuggir ad un capitano così accorto com’era Torstensson. Non mancò egli pertanto di piombare sopra di lui, e lo respinse lungo l’Elba fino a Bernburg. Da questa città Raimondo, che era con lui, scriveva il 21 di ottobre: “qui siamo accampati il nemico e noi l’uno contro l’altro, e seguono occasioni di piccole partite”. Velavano senz’altro quelle scaramuccie il passaggio della Sala che il generale svedese stava facendo, e pel quale tolse a Galasso la ritirata per la Boemia e per la Sassonia; ond’è che a stento, dopo veduto cadersi intorno molti de’ suoi sfiniti dalla fame e dalle fatiche, questi poté riparare coi laceri avanzi dell’esercito a Magdeburg, ove, come diremo fra breve, patì poi gli ultimi danni. Non vollero per altro Montecuccoli, Bassompierre, Brouey ed Echenfort, generali suoi, cedere sotto il peso di così grande sciagura senza tentare di aprirsi, col ferro alla mano, la via allo scampo; e postisi, coll’approvazione di Galasso che mancava di viveri per alimentare la gente loro, a capo di al-