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di valentissimo uomo di guerra, avrebbe forse trascorsi nella pace domestica, dolce invero ma senza gloria, i molti anni che ancora gli rimanevano a vivere. Rimasto egli invece in Germania, benché mai non gli venisse meno il contrasto degli emuli, poté finalmente con opera instancabile di senno e di valore conseguire quella fama, in che dura oggi ancora il suo nome.
Non essendosi per allora potuti accordare i diplomatici che a Münster e ad Osnabruck trattavano per impor fine ad una guerra che, durata per così lungo corso d’anni, pareva diventata una condizione abituale d’una gran parte d’Europa, dovette Raimondo perdurare nell’ingrato compito di tenersi con scarse forze in guardia nella Slesia contro le imprese che tentar vi potessero gli svedesi. Da Braucina (Braunau? Brinitz?) scriveva egli l’ultimo giorno del 1646 ad Alfonso: “L’inimico pensava di farmi una burla, e d’attaccarmi nel quartiere di Freiberg, ma si è trovato ingannato, e dopo aver fatto un viaggio, come si suol dire, al Papa, è ritornato ad Olau colle pive nel sacco”. E in effetto prevenne il Montecuccoli l’assalto che dar gli voleva il Wittemberg a capo di otto mila uomini, ritirandosi, colla poca gente che aveva con lui, da Freiberg a Braucina, come egli chiama quella terra.
Avvisava il Torresini, all’aprirsi del nuovo anno 1647, come il Wittemberg, passando l’Oder, si fosse ridotto nuovamente in Boemia; e soggiungeva il Siri, che Montecuccoli, con celerissima marcia seguitandolo, si pose il 20 di gennaio tra Olau e il ponte pel quale era egli passato, e bruciò questo ed i mulini con segherie ch’erano sul fiume, recidendone anche i sostegni acciò non potessero venir ricostrutti; del qual fatto lasciò ricordo ne’ suoi Aforismi lo stesso Raimondo. Il Wittemberg pertanto, che aveva corso pericolo di venir sopraffatto da altro esercito imperiale, avea dovuto pel fiume, allora ghiacciato e da lui ricoperto di paglia, ripassare in Slesia, tenendosi sui confini per aver agio di scorrere or questa or quella provincia, essendogli sempre ai fianchi il vigile generale italiano. Fu una volta una zuffa tra loro, durata tre ore al passaggio di un bosco, volendo Wittemberg passare per di là nella contea di Glatz; il che non