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questi, si raccolsero di là dall’Inn, che i francesi non poterono guadare; e là fermaronsi attendendo l’arrivo del capo a loro destinato, che era il general Piccolomini, del quale intanto tenne le veci il Montecuccoli. Raimondo, per la perizia e pel valore mostrati in que’ mirabili fatti, non poteva ricevere elogio più grande e più autorevole di quello che Turenna, del quale, come scrisse Voltaire, in sin d’allora si mostrava degno di stare a fronte , ebbe a fargli, scrivendo nelle sue Memorie che si hanno alle stampe: “ou ne peut pas se mieuz comporter qu’il faisait dans cette retraite”. Da una memoria d’un ufficiale francese il Ramsay riprodusse nella sua storia un passo, nel quale molto si esalta l’intrepidezza del Montecuccoli e del duca di Würtemberg, che non fu scossa né per la morte del generale supremo, né per le gravi perdite subite allora dagli imperiali, né per le difficoltà somme che la ritirata dovea presentare. Delle cose operate da Raimondo in quella giornata, molto ebbe ad encomiarlo anche il duca di Baviera, secondo narra il Wagner nella sua storia dell’imperatore Leopoldo . A queste imprese probabilmente (se non a precedenti promesse) si deve la sua elezione a generale di cavalleria, ch’egli il 30 di giugno 1648 annunziava al principe Mattia de’ Medici da Linz; dov’era andato forse alle nozze dell’imperatore che allora colà ebbero luogo, o piuttosto a chiedere quel rinforzo di truppe di cui è parola in altra lettera sua del 10 di luglio, nella quale diceva prossima la sua partenza da Linz.
Ma se l’ardimento di que’ due capitani scampò allora, come