Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/321

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Di un conte Serristori, che con molto plauso serviva sotto le insegne imperiali, dava egli ragguaglio al principe Mattia il 14 di settembre da Hohenegg, ove era allora ritornato. Più tardi scriveva dei trattati preliminari che tenevansi in Praga per incoronare re dei romani il figlio dell’imperatore, alla qual solennità assisté poi nella successiva primavera ad Augusta e a Ratisbona. Raimondo in cotal circostanza fu incaricato dall’imperatore di chiamare da Innsbruck un Atto Melani, musico del principe Mattia de’ Medici, e da questo raccomandato al Montecuccoli stesso, e che, secondo egli scrisse, fu con molto gusto udito da S. M. e da tutti, e ancora dalla corte di Monaco, allorché v’era con Raimondo l’imperatore. Gli si fecero regali, e si ringraziò il principe Mattia per avergli conceduto quel viaggio.

Dopo le feste di che dicevamo, andò Raimondo a Praga, e là sappiamo aver dato opera a trovare persona adatta a tener ragguagliato il duca di Modena con lettere settimanali degli avvenimenti di più importanza che occorressero: modo con che si suppliva allora alla mancanza di diarii politici. E il medesimo ebbe a fare nel precedente anno pel principe Mattia, al quale chiedeva in cambio gli Avvisi di Roma, giornale manoscritto che principi e diplomatici e uomini di stato di là facevansi mandare, e del quale si hanno copie negli archivi. Ci fanno difetto per l’anno 1653 le solite notizie circa Raimondo, comunicate ai principe estensi dai diplomatici che tenevano a Vienna. In una lettera che Raimondo indirizzava al cardinal d’Este, trovo che, tra l’altre cose, gli dicesse non competerli il titolo di eccellenza ch’esso soleva dargli.

Memorabile a Raimondo Montecuccoli fu l’anno 1654 per le relazioni ch’egli ebbe colla celebre Cristina, regina di Svezia. Congetturammo più addietro, che forse una corrispondenza epistolare avesse già avuto luogo fra la regina e Raimondo, e dicemmo che a lui comunicò essa il suo disegno di rinunziare al trono: alle quali cose sembra alludere lo stesso Raimondo nella lettera che stiamo per citare, ove dice “della bontà che gli usa la regina”, prima cioè che di persona la co-