Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/345

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livree per la servitù, che voleva fossero magnifiche. Ed era questa, secondo le idee spagnolesche di quel tempo, cosa di tanta importanza, che Raimondo, quando non poté di persona sopravvedere il lavoro delle medesime, lo fece sospendere, siccome il Muzzarelli racconta. Partiva l’8 di decembre da Roma il Montecuccoli, accompagnato sino alla porta della città col solito corteggio che aveva avuto insino allora, “dopo aver compito, per usare le parole del Priorato, colla solita vivezza de’ suoi nobili e spiritosi talenti molto bene ed esattamente alle sue parti, lasciando il papa contentissimo del suo ministero”. Moveva egli incontro alla regina che, dopo trattenutasi altri due giorni in Bologna ove una rappresentazione cavalleresca le si offrì con una quintanata, alla quale prese parte anche il marchese Felice Montecuccoli, aveva continuato il suo viaggio sino a Camerino: e colà fu raggiunta da Raimondo. L’accompagnò esso a Foligno, ad Assisi, e la sera del 18 a Caprarola, palazzo del duca di Parma, dove fu a farle ossequio l’ambasciator di Spagna poc’anzi nominato: e passò poscia a Bracciano, feudo degli Orsini. E qui noterò, che più tempo innanzi aveva manifestato Cristina il desiderio di visitare durante il viaggio la villa d’Este a Tivoli, siccome una delle cose più singolari nelle vicinanze di Roma: ed abbiamo nella corrispondenza del conte Giulio Cesare Nigrelli col cardinal d’Este (lettera del 3 di ottobre di quell’anno), aver esso avvertito il Muzzarelli della probabilità che la regina (la quale non era ancora in Italia) amasse visitare quella villa, invitandolo per ciò a tenere in ordine le fontane e tutt’altro che colà fosse da vedere. Sembra poi che di tanto momento si giudicasse una cosa per sé così semplice, da doverne trattare col papa, al quale può darsi che qualche obbiezione avesse presentato l’ambasciatore di Spagna. Il Muzzarelli ebbe pertanto a scrivere al cardinal d’Este, che lo avviserebbe per tempo se risolvesse il papa l’andata di lei a Tivoli: la quale poi non ebbe luogo.

Ad Olgiata furono ad ossequiarla due cardinali mandati a lei dal papa, i quali l’accompagnarono a Roma, ov’ella entrò