Pagina:Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi.djvu/348

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Raimondo, di un altro di essi dobbiamo ricordare la morte in quest’anno medesimo (1655) accaduta; intendo dire del Borri, che venuto in Italia, come a suo luogo avvisammo, per la guerra che si disse di Castro, si era posto quindi al servigio dei veneti: e fu sotto la direzione di lui che Tenedo venne occupata. In un combattimento sul mare co’ barbareschi rimase poi esso così gravemente ferito in una coscia, che tradotto a Corfù, ivi venne a morte.

Ma ritornando al soggiorno del Montecuccoli in Roma, ci vien veduto da una lettera che il 25 di decembre scriveva di colà al cardinal d’Este monsignor Azzo Ariosti che vi aveva officio di avvocato della corte estense, essergli stato da Raimondo promesso di presentarlo alla regina Cristina, alla quale consegnar doveva una lettera di esso cardinale. E narrava infatti in una successiva, come fosse stato da lui introdotto nel palazzo Farnese ad insaputa degli spagnoli, vigilanti sempre acciò non le si accostasse chi a loro fosse ostile. Seguiva poscia dicendo, che del colloquio suo colla regina gli renderebbe conto il generale che ne fu testimonio, essendosi deliberato di passare per Modena, allorché avrebbe fatto ritorno in Germania. E prima, in obbedienza agli urgenti inviti dell’imperatore che lo chiamavano a Vienna, senza dubbio per gli affari della Polonia dei quali non tarderemo a tener parola, aveva egli, secondo il Muzzarelli scriveva, pensato di prendere la via più breve, quella cioè di Ancona e Venezia, anche perché, come quel diplomatico soggiungeva, “nelle congiunture che corrono” per le ostilità cioè colla Spagna, così avrebbe evitato di passare per Modena; ma opportuno poscia avrà reputato, per far atto d’ossequio alla casa d’Este, di mutar proposito. La lettera del Muzzarelli che concorda con quella del 25 di decembre 1655 scritta, come or dicevamo, dall’Ariosti, è in data dell’8 di gennaio 1655, senza dubbio per un equivoco, facile del rimanente ad accadere a chi scrive al principio dell’anno coll’abitudine di segnare nelle lettere quello poco prima terminato: se pure, il che non è da credere, non fece uso il Muzzarelli del computo che allora usavano i fiorentini, incominciando l’anno col 25 di marzo. Portava Rai-